Info al paziente


Articoli
Pubblicazioni
  • “Storie da mondi diversi. Raccolta di leggende, favole e fiabe” (a cura di C. Battelli), Edizioni Scriba, Legnano (MI), 2008;
  • “La sapienza del sogno in un’esperienza di osservazione partecipante”, Rivista "Gruppi", Franco Angeli, Milano, set.-dic. 2001, vol. III, n.3, pgg.13-43.
  • “Alcol. Quando bere diventa un problema” (a cura di V. Api, C. Capellini, A. Fiocchi e G. Monguzzi), Fondo Nazionale di Intervento per la Lotta alla Droga, dicembre 1999.

LO PSICOLOGO‐PSICOTERPEUTA: chi è?

Lo Psicologo‐Psicoterapeuta, ovvero lo psicologo che esercita anche l’attività riservata della psicoterapia, è colui che, dopo la Laurea in Psicologia ed essersi iscritto all’Albo professionale, ha completato una SPECIALIZZAZIONE POST‐UNIVERSITARIA di almeno 4 anni, conseguendo un Diploma presso un Istituto/Scuola riconosciuto/a dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica.

Per ottenere la suddetta specializzazione è necessario frequentare i corsi teorico‐esperienziali e svolgere un tirocinio pratico di 400 ore, in una struttura pubblica o privata accreditata, sotto la “vigilanza” di un tutor competente.
Inoltre, alcuni Istituti, soprattutto quelli ad orientamento psicoanalitico o psicodinamico, richiedono ai loro allievi sia di sottoporsi ad un percorso di psicoterapia personale sia di effettuare delle supervisioni dei casi clinici trattati presso uno psicoterapeuta di dichiarata esperienza.

Il percorso di psicoterapia, che lo specializzando è chiamato a svolgere su di sé, è finalizzato non solo a riconoscere e risolvere eventuali problemi/difficoltà individuali ma anche ad apprendere in modo più approfondito, sperimentandolo in prima persona, l’approccio/modello teorico che egli ha scelto di adottare, iscrivendosi a quella specifica Scuola.

Tale percorso individuale ha una durata variabile e caratteristiche diverse a seconda dell’Istituto di appartenenza dell’allievo stesso. Relativamente all’attività di supervisione, essa può proseguire anche dopo aver conseguito la specializzazione, su scelta autonoma del neo psicoterapeuta, allo scopo di avere un sostegno nella gestione dei casi clinici più difficili.

Esiste poi anche il Medico‐Psicoterapeuta, che usualmente è uno psichiatra. È un medico che può esercitare l’attività della psicoterapia poiché ha ultimato la sopra citata specializzazione quadriennale.
Una delle differenze sostanziali tra le due figure, quella dello psicologo‐psicoterapeuta e quella del medico‐psicoterapeuta, è che la seconda tratta tendenzialmente i disturbi psichici ricorrendo all’impiego di farmaci, intervento invece precluso alla prima.

N.B. L’annotazione della qualifica di psicoterapeuta può essere verificata sul sito degli Ordini Regionali (per la Lombardia si veda il sito: www.opl.it). È sempre importante appurare nei rispettivi Albi (degli Psicologi o dei Medici) le caratteristiche e le specializzazioni dei professionisti a cui un paziente decide di affidarsi.

LO PSICOLOGO‐PSICOTERAPEUTA: cosa fa?

La competenza che contraddistingue lo psicologo‐psicoterapeuta è quella di offrire, ai diversi soggetti (individui, coppie, famiglie, gruppi…) che ne fanno richiesta, un percorso specialistico volto alla cura della diverse forme di sofferenza psichica di cui sono portatori (dalle forme più lievi a quelle più severe).

I modi in cui si manifesta la suddetta sofferenza, ossia i sintomi, possono essere molti e differenti ma tendono ad “organizzarsi” in Disturbi psichici, caratteristici e riconoscibili.

Tali disturbi, in estrema sintesi, possono riguardare e condizionare, anche in modo significativo, alcune o più dimensioni fondamentali dell’esperienza dell’individuo: la sfera comportamentale (le azioni), emotiva (emozioni, sentimenti, umore), cognitiva (pensieri, convinzioni, credenze, immagini…), interpersonale (le relazioni con gli altri), somatica (i vissuti, le sensazioni e le percezioni relative al corpo) e quella “spirituale” (il rapporto con “Dio” e le questioni esistenziali della vita).

Lo psicologo‐psicoterapeuta opera al fine di dare un significato al disagio/disturbo lamentato dal paziente e di fornire a quest’ultimo tutti gli “strumenti” che gli serviranno per riappropriarsi della propria vita e per ri‐trovare equilibrio e benessere.

Grazie al lavoro, in profondità, dello psicoterapeuta il paziente può acquisire maggiore consapevolezza dei propri meccanismi mentali disfunzionali ma può anche, e questo è di fondamentale importanza, diventare più conscio delle proprie risorse e potenzialità, magari poco conosciute e quindi relativamente sfruttate.

Per fare ciò, lo psicologo‐psicoterapeuta, innanzitutto, si fa “guidare” ed orientare dalla propria “mappa” concettuale e cioè dal proprio modello teorico di funzionamento della mente umana che dà senso al disagio psichico del soggetto. Poi, utilizza degli specifici “attrezzi” di lavoro (es. colloquio clinico, l’analisi dei sogni, etc.) per esplorare e muoversi concretamente nel “territorio” interiore del paziente.

N.B. Per un maggiore approfondimento in merito si veda il paragrafo “Quale Psicoterapia scegliere?”.

LO PSICOLOGO‐PSICOTERAPEUTA: dove lavora?

Lo psicologo‐psicoterapeuta lavora principalmente, come libero professionista, nel proprio studio privato e/o come consulente in strutture pubbliche/private di vario genere (ad es., Ospedali, Consultori familiari, Servizi per le Dipendenze, Comunità terapeutiche, etc.).

LO PSICOLOGO‐PSICOTERAPEUTA: gli strumenti di lavoro?

Lo psicoterapeuta, a seconda delle situazioni e grazie ad una formazione ampia ed articolata, può impiegare una pluralità di strumenti e metodi diversificati.

Questi ultimi, in termini generali, non si differenziano in modo sostanziale da quelli di cui si avvale lo psicologo. Come si è già detto, la specificità dell’intervento dello psicoterapeuta, e quindi anche la valutazione degli strumenti di lavoro da utilizzare, risiede nell’approccio/modello teorico adottato dal professionista e nella “profondità” dell’intervento stesso.

Per quanto mi riguarda, gli strumenti che utilizzo principalmente sono:

  • il Colloquio clinico
  • l’analisi dei Sogni
  • le libere Associazioni
  • l’EMDR la cui tecnica consiste in 8 fasi e si fonda sulla stimolazione bilaterale (visiva e/o uditiva e/o tattile), non invasiva, dei due emisferi cerebrali
  • la Mindfulness‐Based Therapy
  • il Training Autogeno
  • la Psicoterapia Ipnotica ericksoniana
  • il Gruppo terapeutico
  • in alcuni casi la somministrazione di Test/Questionari

Nota: ogni incontro, fatta eccezione per quelli di gruppo, ha la durata di circa 1 ora ed una cadenza settimanale.
In tutti i casi, gli obiettivi ed i tempi (in modo approssimativo) di ciascun percorso terapeutico vengono concordati con me all’inizio dell’intervento e dipendono soprattutto dalle caratteristiche e dalla severità del disturbo del paziente.
È bene ricordare che una psicoterapia, rispetto ad una consulenza o ad un sostegno psicologici, ha solitamente una durata maggiore ma non è, come spesso si pensa, “interminabile”.

CHI può rivolgersi allo PSICOLOGO‐PSICOTERAPEUTA e QUANDO?

Si può rivolgere allo Psicologo‐Psicoterapeuta chiunque avverta la necessità di un aiuto specialistico: l’individuo, la coppia, la famiglia in difficoltà (anche temporanea), il genitore che desidera avere migliori relazioni con i figli, colui che incontra problemi nel proprio ambiente di lavoro, l’anziano che sente la necessità di dare un “nuovo” senso alla propria vita……ed altro ancora.

In particolare è utile consultare uno psicologo‐psicoterapeuta quando si percepiscono i primi segnali di un disagio/disturbo che interferisce con il “normale” corso della propria esistenza; i motivi per cui chiedere un supporto possono essere di natura personale, relazionale, lavorativa, sociale, scolastica, etc..

Purtroppo nell’immaginario collettivo è ancora viva l’idea che chi si rivolge allo psicologo o allo psicoterapeuta sia “matto”, “malato di mente” o abbia gravi problemi (ad es. un “esaurimento nervoso”, espressione popolare impropria che non ha un riscontro specifico a livello medicoscientifico).

I pregiudizi/stereotipi nei confronti dei suddetti professionisti sono tuttora molti e difficili da smantellare, così come i termini scorretti adoperati spesso dalla gente. A peggiorare la situazione si aggiunge la confusione, alimentata qualche volta dagli stessi mass media, che talora le persone fanno tra: psicologo, psicoterapeuta, psichiatra e persino neurologo.

È ancora lontana l’epoca in cui scegliere di intraprendere un percorso psicologico o psicoterapeutico sia “semplicemente” considerato come un modo per “abitare” o stare meglio nel mondo e per scoprire ed utilizzare l’enorme ricchezza interiore e le potenzialità che ciascuno di noi possiede, imparando a conoscersi e a conoscere di più gli altri.

La terapia è innanzitutto un’opportunità di crescita!!!

CHI può rivolgersi allo PSICOLOGO‐PSICOTERAPEUTA e QUANDO?

Nel tempo si sono sviluppati, nell’alveo della Psicologia, diversi modelli teorici finalizzati ad esplorare, descrivere e comprendere il funzionamento mentale, sano e patologico, dell’essere umano; ciò ha comportato il moltiplicarsi di altrettanti approcci psicoterapeutici che tentano di dare un significato e di offrire una risoluzione alla sofferenza e al disagio psichici.

Si possono annoverare tra i tanti approcci: quello psicoanalitico, sistemico‐familiare, cognitivocomportamentale, costruttivista, breve strategico, l’interpersonale, il transpersonale, il Gestaltico, quello centrato sul cliente, il sensomotorio, la programmazione neuro linguistica, la psicoterapia ipnotica, la psicologia esistenziale, etc., etc.. Tutti questi approcci, o perlomeno la maggior parte di essi, sono legittimi, validi ed hanno dignità scientifica.

Tutti condividono l’assunto di base per cui “è possibile vivere bene qui ed ora” e mirano a stimolare dei cambiamenti nei pazienti affinché questi ultimi possano raggiungere un maggiore grado di benessere e di equilibrio personale.
La differenza fondamentale tra di essi consiste nel diverso modo di concepire, “leggere” ed interpretare il mondo interno/esterno del soggetto e, conseguentemente, anche la sua sofferenza; detto altrimenti, lo scarto tra i modelli citati sta nel diverso “sguardo” e vertice di osservazione di quel complesso ma affascinante “quadro” che è l’individuo.

Ciascun orientamento pone infatti l’accento e, quindi interviene, soprattutto su alcune delle già citate dimensioni vitali dell’esperienza umana, lasciando sullo sfondo le altre: c’è allora chi si concentra più sulla dimensione emotiva ed interpersonale, chi su quella cognitiva e/o comportamentale e così via.

A quest’ultimo proposito, è necessario però sottolineare che, al di là delle differenze di prospettiva, il cambiamento in uno o due ambiti della propria esistenza tende poi a riverberarsi positivamente sugli altri.

E poi le persone sono diverse, così come i loro bisogni….ed è anche per questo che, detto forse intermini un po’ semplicistici e riduttivi, gli approcci psicoterapeutici sono così tanti.

Quindi, quale psicoterapia scegliere?

Dipende dalle esigenze e/o dalle problematiche di colui che si accinge ad intraprendere un percorso terapeutico.

Certo, un ventaglio così ampio di possibilità di interventi tra cui scegliere può ovviamente generare molta confusione, ma può anche essere una ricchezza (solo 50 anni fa il panorama era molto più limitato). Una persona può infatti trovare, informandosi oppure chiedendo direttamente all’esperto individuato, la “giusta” terapia per sé, cioè quella “cucita su misura”.

Infine pare utile rimarcare che la ricerca e la letteratura in materia paiono concordi nel ritenere che vi sia una sostanziale equivalenza di risultati tra le diverse forme di intervento, fermo restando ovviamente la serietà e la competenza teorica del professionista a cui ci si affida. Sembra che, sebbene esistano molteplici approcci, le condizioni indispensabili per la buona riuscita di un trattamento risiedano soprattutto nella costruzione di una positiva e significativa relazione terapeuta‐paziente, da cui ne consegue il rapporto di fiducia, e la motivazione al cambiamento da parte del paziente stesso.

Per quanto mi concerne, la mia cornice teorica e clinica (operativa) di riferimento, è quella Gruppo‐analitico, la quale si basa sul concetto che la gruppalità, la relazionalità, il legame (familiare, sociale, culturale, comunitario ed istituzionale) siano le dimensioni costitutive, consce ed inconsce, della psiche umana. Secondo questo modello, i legami e le appartenenze influenzano in modo significativo e pervasivo la vita di un soggetto, che si costruisce in una rete di relazioni.

Quindi, il soggetto non coincide con l’individuo, non consiste per così dire solo di se stesso. Esso è intrinsecamente permeato dai significati, dalle immagini, dagli ideali, dalle aspettative e dai desideri che “abitano” il mondo degli altri.

Ciò determina nella persona un’incessante dialettica intrapsichica tra bisogni di appartenenza e di identificazione e spinte verso la differenziazione e lo sviluppo singolare di Sé. “Individuo” e “gruppo”, in tale ottica, non sono dimensioni distinte o in opposizione ma prospettive complementari, in cui l’una è alternativamente in posizione di figura o sfondo rispetto all’altra.

Deriva da questa impostazione una lettura della sofferenza mentale non solo in termini personali ma multi‐personali: il disagio psichico non è riducibile cioè al funzionamento e/o alle strutture del mondo interno del singolo individuo. Esso trova piena comprensione solo se collocato nella storia e nelle dinamiche relazionali, affettive e simboliche di cui il soggetto è parte.

Ci tengo ad evidenziare che, negli anni, per poter meglio rispondere alle diverse/mutate esigenze dei pazienti ed arricchire il mio bagaglio teorico‐clinico, ho scelto di avvicinarmi e formarmi specificatamente anche in altri approcci psicologici come il modello dell’Elaborazione Adattiva dell’Informazione (A.I.P.) su cui si fonda il trattamento E.M.D.R., la terapia cognitiva basata sulla Mindfulness, il Training Autogeno, la Psicoterapia Ipnotica ericksoniana, senza però mai dimenticare le mie “origini gruppali” e cercando di integrare, per quanto possibile, tutti i suddetti modelli tra di loro.

Dr.ssa Valeria Api

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  • Affettività, difficoltà relazionali e familiari
  • Depressione, disturbi d’ansia, attacchi di panico
  • Elaborazione del lutto
  • Disturbo da stress post traumatico (PTSD)
  • Anoressia
  • Bulimia
  • Disturbi di personalità
  • Dipendenze affettive, alimentari e da sostanze
  • Sostegno psicologico durante la gravidanza, il parto ed il puerperio
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Corsi per tutti

Un viaggio alla scoperta dei 7 Chakra

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Il Training Autogeno

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