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Pubblicazioni
  • “Storie da mondi diversi. Raccolta di leggende, favole e fiabe” (a cura di C. Battelli), Edizioni Scriba, Legnano (MI), 2008;
  • “La sapienza del sogno in un’esperienza di osservazione partecipante”, Rivista "Gruppi", Franco Angeli, Milano, set.-dic. 2001, vol. III, n.3, pgg.13-43.
  • “Alcol. Quando bere diventa un problema” (a cura di V. Api, C. Capellini, A. Fiocchi e G. Monguzzi), Fondo Nazionale di Intervento per la Lotta alla Droga, dicembre 1999.

Ansia e Terapia Psicodinamica

Di regola, ciò che non si vede disturba la mente degli uomini
assai più profondamente di ciò che essi vedono


Giulio Cesare

L’ansia è una affetto che ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita della psicoanalisi e della psichiatria psicodinamica.

Dopo le prime teorizzazioni su tale tema, nel 1926 Freud elaborò un nuovo modello che postulava che l’ansia fosse un SEGNALE della presenza di un PERICOLO nell’inconscio.

L’ansia, per l’autore, è il risultato di un CONFLITTO PSICHICO tra desideri inconsci provenienti dall’Es e le corrispondenti minacce di punizione da parte del Super Io.

In risposta al suddetto segnale, l’Io mobilita meccanismi di difesa per impedire che pensieri e sentimenti inaccettabili giungano alla consapevolezza cosciente.

Se però il segnale d’ansia non riesce ad attivare adeguatamente le risorse difensive dell’Io, allora ne derivano un’ansia più intensa e persistente o altri sintomi nevrotici.

Perciò l’ansia viene concettualizzata da Freud sia come una manifestazione sintomatica di un conflitto nevrotico sia come una risposta adattiva (segnale) funzionale ad allontanare la consapevolezza di tale conflitto.

Nel suo modello l’ansia è un affetto dell’Io.

L’ansia, secondo l’autore, può essere collegata ad una paura cosciente ed accettabile che però maschera una preoccupazione più profonda e meno accettabile.

N.B. Il concetto psicoanalitico di “ansia segnale” è confermato da alcune ricerche neuro-scientifiche.

Freud sviluppò inoltre l’idea che ogni periodo evolutivo nella vita di un bambino produce una paura/ansia caratteristica associata a quella fase.

Basandosi sulle sue osservazioni e su quelle di altri ricercatori a lui successivi, può essere infatti elaborata una gerarchia evolutiva dell’ansia che può aiutare il terapeuta ad identificare le fonti inconsce della sintomatologia ansiosa del paziente.

Quindi il compito del clinico è di comprendere le origini inconsce ed evolutive dell’ansia del paziente.

Non bisogna comunque dimenticare che l’ansia, come la maggior parte dei sintomi, è spesso multi-determinata da tematiche derivanti da una varietà di livelli evolutivi e che i livelli d’ansia più arcaici non vengono necessariamente superati con il procedere dello sviluppo. Di fatto tali livelli persistono e possono essere riattivati con facilità in situazioni traumatiche o di stress.

Per quanto riguarda invece la correlazione tra ansia e fattori biologici-genetici, sebbene i progressi nella ricerca neuro-scientifica siano stati significativi, è emerso che alcuni meccanismi neurofisiologici possono produrre sia una forma adattiva di ansia segnale sia forme più patologiche di ansia sintomatica cronica.

È poi importante sottolineare che i risultati di diversi studi mostrano come i pazienti siano affetti, con maggiore probabilità, da 2 o più disturbi d’ansia, piuttosto che dalla forma pura di una specifica entità diagnostica.

IN CONCLUSIONE…….

L’ANSIA NON DEVE ESSERE CONSIDERATA UNA MALATTIA ma UN SINTOMO SOVRADETERMINATO di un conflitto inconscio ed anche, nel caso in cui non raggiunga un’intensità eccessiva, non sia persistente e non abbia un effetto disorganizzante per il soggetto, UN SEGNALE ADATTIVO; quest’ultimo infatti, oltre a mettere in guardia l’individuo rispetto ad una situazione pericolosa, dandogli la possibilità di mettere in atto modalità funzionali ad evitare il pericolo stesso, può produrre pensieri altamente creativi e svolgere una funzione importante nella soluzioni dei problemi personali, esistenziali, familiari, lavorativi, etc..

Essa perciò non deve essere necessariamente eliminata (con gli psicofarmaci) ma, se rimane entro parametri tollerabili e si impara a tollerarla attraverso un percorso psicoterapeutico, genera e riflette un’espansione del nostro Io.

  1. Bibliografia: “Psichiatria psicodinamica”, Glen O. Gabbard, 2014.

Dr.ssa Valeria Api
I Disturbi d’Ansia sono uno dei miei ambiti di interesse e di intervento.
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Dott.ssa Valeria Api
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