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Articoli
Pubblicazioni
  • “Storie da mondi diversi. Raccolta di leggende, favole e fiabe” (a cura di C. Battelli), Edizioni Scriba, Legnano (MI), 2008;
  • “La sapienza del sogno in un’esperienza di osservazione partecipante”, Rivista "Gruppi", Franco Angeli, Milano, set.-dic. 2001, vol. III, n.3, pgg.13-43.
  • “Alcol. Quando bere diventa un problema” (a cura di V. Api, C. Capellini, A. Fiocchi e G. Monguzzi), Fondo Nazionale di Intervento per la Lotta alla Droga, dicembre 1999.

IL DISEGNO

L’attività grafica è per il bambino sia uno strumento per analizzare, descrivere e rappresentare i vari aspetti della realtà sia un mezzo per esprimere le proprie emozioni ed i propri vissuti.

DALLO SCARABOCCHIO AL DISEGNO

La prima forma d’attività grafica è lo SCARABOCCHIO che comincia ad apparire verso i 12 mesi. Non si sa ancora se, con lo scarabocchio, il bambino intenda rappresentare qualcosa ma, comunque, tale attività costituisce la base per lo sviluppo delle successive forme grafiche del disegno e della scrittura che rivestono, nel bambino in età prescolare e scolare, una funzione fondamentale.
Verso i 2 anni, quando il bambino comincia ad avere un maggior controllo visivo e manuale, lo scarabocchio occupa particolari zone del foglio e non altre (es., il centro, una diagonale, l’area vicino ai margini, ecc.).
Gli scarabocchi assumono delle configurazioni che richiamano varie figure geometriche regolari ed irregolari.
Compaiono i segni circolari ed ad angolo.
Il bambino non solleva volentieri la matita dal foglio e ne supera spesso i bordi.
A 2 anni e mezzo, il bambino non oltrepassa più i bordi del foglio e riesce a far scivolare la matita con più facilità.
Disegna la spirale ed i cerchi multipli.
A 3 anni, compaiono i diagrammi (intersezione di 2 o più linee, contorno) e la combinazione di 2 diagrammi.
Il bambino non scarabocchia più per il piacere del movimento ma per rappresentare qualcosa o per esprimere sensazioni interne.
A questa età c’è già un’intenzionalità rappresentativa. Tuttavia l’immaginazione del bambino non è fissa su un dato oggetto, perciò lo stesso scarabocchio può rappresentare, su domanda dell’adulto, un viso, un telefono, un albero, ecc.
Appaiono cerchi, croci, sbarre e quadrati.
Verso i 4 anni inizia una nuova fase.
I bambini disegnano degli aggregati (unione di 3 o più diagrammi) che assomigliano a degli oggetti reali (es. sole o casa).
A 4 anni, comincia la realizzazione pittorica vera e propria; il bambino esce definitivamente dalla fase dello scarabocchio per entrare in quella figurativa: il DISEGNO.
A questa età, i bambini tentano di disegnare uomini, animali, piante, case ed automobili ed i disegni acquistano un significato comprensibile anche per l’adulto.
Alcuni bambini cominciano persino a scrivere qualche lettera dell’alfabeto.
A 5 anni, infine, i bambini sono in grado di dedicarsi a disegni elaborati e complessi (es., paesaggi, sequenze d’eventi reali o immaginari, ecc.).

Come si è detto precedentemente, il bambino disegna non solo per rappresentare la realtà ma anche per esprimere emozioni e sentimenti.
Questo è vero fino agli 8-9 anni; poi, l’apparire del pensiero logico, l’influenza della scuola e dei mass media, le norme sociali e familiari, modificano tale forma rappresentativa che diventa più conformista, descrittiva e un po’ meno sentita (per la scrittura sembra invece valere il contrario).    
Nonostante ciò, il senso di inadeguatezza che il bambino ed il ragazzo (di 12-13 anni) spesso provano scrivendo è più forte rispetto a quello insito nel disegnare.
Nel disegno infatti le regole sono meno costrittive e l’abilità motoria richiesta è inferiore a quella necessaria per scrivere.
Inoltre, il disegno, per la sua immediatezza, risponde meglio alle esigenze mentali del bambino: la raffigurazione è più aderente alla realtà concreta.
La scrittura invece obbliga il bambino ad un maggior impegno nell’astrazione.
Il disegno di una casa, per es., è visivamente più simile ad una casa reale rispetto alla parola scritta “casa”.
L’uso del segno è infatti più immediato di quello del simbolo.
N.B. Aspetti simili sono rinvenibili anche nell’adulto, basti pensare ai cartelli stradali.

In ultima analisi, è importante ricordare che il disegno consente al bambino di:

  • rappresentare la realtà;
  • approfondire la conoscenza della realtà che, trasposta sul foglio, può essere rielaborata;
  • esprimere liberamente la propria immaginazione;
  • provare piacere nel guardare il prodotto da lui realizzato;
  • proiettare inconsapevolmente emozioni, conflitti ed ansie che, in tal modo, vengono parzialmente ridimensionati.

Il disegno permette poi all’adulto di avere un quadro abbastanza chiaro della personalità e del grado di maturazione intellettuale del bambino1.
Il bambino, infatti, proiettando nel disegno i contenuti problematici della propria esperienza, commette degli “errori” che sono facilmente interpretabili da parte di un esperto del settore.   
L’utilizzo e l’analisi del disegno è inoltre molto utile in tutti quei casi in cui l’espressione verbale del bambino è inibita da problemi psichici o fisici (es. i sordomuti). 

LO SVILUPPO DEL DISEGNO

Secondo Luquet, un disegno “è l’insieme dei segni la cui esecuzione è stata determinata dall’intenzione di rappresentare un oggetto reale, prescindendo dal fatto che la rassomiglianza venga più o meno ottenuta”.
L’autore individua 4 fasi nello sviluppo del disegno:
1° Fase: Realismo fortuito (prima dei 3 anni).
Il bambino disegna senza decidere cosa rappresentare. Trova, solo a posteriori, delle somiglianze tra il suo disegno ed un oggetto reale.
Una volta scoperta la rassomiglianza aggiunge intenzionalmente dei particolari che possono chiarire il disegno prodotto.
2° Fase: Realismo mancato (dai 3 ai 5 anni).
Il bambino decide quale oggetto rappresentare prima di iniziare il disegno (tali intenzioni possono essere espresse verbalmente). L’obiettivo di riprodurre la realtà viene però spesso mancato; il disegno può essere incomprensibile tanto agli altri quanto a lui.
Egli, allora, riformula le proprie intenzioni man mano che procede.
3° Fase: Realismo intellettuale (dai 5 ai 7-8 anni).
Il bambino riesce finalmente a collocare i particolari al posto giusto,  a rispettare le proporzioni, a tracciare i contorni in modo appropriato, ad eseguire insomma dei disegni che tendono a rassomigliare alla realtà.
In questa fase, però il realismo del bambino è ancora diverso da quello dell’adulto: egli infatti ritiene che un disegno realistico debba contenere tutti gli elementi dell’oggetto, anche quelli non visibili.
Inoltre, la prospettiva non viene rispettata o viene mescolata con prospettive diverse.
4° Fase: Realismo visivo (dagli 8-9 anni in poi).
Il bambino rinuncia a rappresentare gli aspetti non visibili, adotta un’unica prospettiva e riproduce gli oggetti in modo fedele.

LA SCRITTURA2

Per poter scrivere il bambino deve:

  • aver raggiunto la completa maturazione delle capacità motorie;
  • sapersi conformare al modello;
  • saper distinguere la direzione, la grandezza e la forma dei diversi segni grafici.

Il tutto si manifesta verso i 5 anni.
N.B. Il fatto che un bambino di 4 anni scriva alcune lettere dell’alfabeto non implica che sappia scrivere. Si tratta solo di disegno riproduttivo.
Inoltre, a questa età, non è ancora presente la capacità di mantenere le lettere su una linea di base, ideale o reale; le parole sono spesso inclinate, capovolte o speculari.
A 5 anni, il bambino scrive alcune lettere (talvolta capovolte) ed, in alcuni casi, il proprio nome (a caratteri grandi ed irregolari).
Non percepisce le parole come somma di lettere ma globalmente per cui, se gli si chiede  di trovare una lettera specifica fra più lettere, non sa farlo.
A 6 anni, scrive tutte le maiuscole, sbagliando l’orientamento di alcune (soprattutto l’orientamento orizzontale).
Infine, a 7 anni, il fenomeno sopramenzionato scompare quasi totalmente e l’altezza delle maiuscole comincia a differenziarsi da quella delle minuscole.
N.B. La lettera più facile da riprodurre è la “O” che il bambino può eseguire anche senza modello.

La scrittura nasce come imitazione di un’azione osservata nell’ambiente sociale.
Il bambino scrive fondamentalmente per informare e, solo molti anni dopo, per esprimere emozioni e sentimenti.
È verso i 13-14 anni che il ragazzo, raggiunta la padronanza delle regole ortografiche, grammaticali e sintattiche, cerca di manifestare, con la scrittura, i contenuti della propria esperienza interna.
Prima di tale età, il bambino ha una conoscenza parzialmente completa della lingua che lo obbliga spesso a rinunciare ad esprimere un concetto complesso.
Nonostante ciò, lo scrivere permette di fare difficili generalizzazioni, di strutturare lunghe catene associative che non sono realizzabili attraverso il disegno.
N.B. Scarabocchio, disegno e scrittura sono realizzati dal bambino con grande impegno e passione. È importante che l’ambiente familiare e scolastico favorisca queste forme espressive e fornisca gli stimoli necessari o le occasioni opportune.

Bibliografia:
“Psicologia del bambino”, Berti, A., E., Bombi, A., S., Il Mulino, Bologna, 1985;
“Il significato del disegno infantile”, Oliverio Ferraris, A., Boringhieri, Torino, 1973;
“Psicologia clinica”, Lis, A., Giunti, Firenze, 1993

1 Estendendo tale concetto anche all’adulto, Boutonier afferma: “il disegno del soggetto non esprime solo il suo sviluppo mentale, ma è il risultato della proiezione di sé, della propria esistenza e di quella degli altri”. Ed ancora: ”lo studio del disegno ci conduce inevitabilmente al nucleo stesso dei problemi del soggetto, alla sua storia, alla situazione che sta vivendo”.

2 Per un approfondimento sulla lettura si veda “Le prime fasi dell’apprendimento della lettura”, Tampieri, G., Cornoldi, C., Erip ed., Pordenone, 1979.  

Dr.ssa Valeria Api



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Dott.ssa Valeria Api
Psicologa Psicoterapeuta Cesano Boscone Corsico Arluno in provincia di Milano
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